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La Storia
LA STORIA
Il Casale risale agli ultimi anni del 1800. Inizialmente era una masseria utilizzata come ricovero dei contadini nei periodi di intenso lavoro dei terreni limitrofi. Nel 1905 è divenuta abitazione della famiglia Mascitti che qui ha dimorato per circa un secolo. Successivamente è stato abbandonato per poi essere, in tempi recenti, restaurato pazientemente e accuratamente, nel rispetto degli ambienti, della storia e del territorio, da Antonio e Germana MASCITTI e dai loro figli, Sara e Marco. Il restauro nasce dalla passione per la ricerca storica e dalla necessità di far conoscere e tramandare il valore dei segni e della memoria.
E’ il desiderio di far sì che, anche altri, ritrovino tra queste stanze, un po’ di se stessi.
Gli eventi della famiglia e della casa si incrociano con i fatti storici più importanti del 900, primi fra tutti le guerre mondiali di cui il casale conserva molte testimonianze. In particolare tutto il territorio locale racconta i tragici eventi della seconda guerra mondiale e il Casale, situato sulla linea del fronte, è stato occupato dagli alleati nell’autunno del 1943, dopo lo”sfollamento” della famiglia. Pagine di storia ben descritte in un testo inedito che troverete all’interno della struttura.
Le varie generazioni che si sono succedute nel casale, raccontano di famiglie unite, di giornate intense dedite al lavoro dei campi, storie di onestà e sacrificio.
PRIMA DEL RESTAURO
(tratto dal racconto inedito) “…. tra i calcinacci, nel disordine dell’abbandono, scopro vecchi mobili i cui cassetti custodiscono quadernini di scuola elementare dalle copertine nere e documenti dalle scritture incerte. Un vecchio telaio racconta di “arte nelle mani”, nell’aia si sente ancora la calura estiva dei tempi della mietitura e predomina intenso l’ odore del fieno; gli angoli stondati dei muri della stalla lasciano immaginare il movimento ripetitivo delle mucche e oltre, nel grande camino, è ancora percepibile lo scoppiettio dei ceppi e il fuoco vivo che si ramifica in mutevoli lingue rosseggianti. La cantina conserva l’odore del mosto e le botti sono impregnate dal rossiccio strutturato del montepulciano. Salgo al piano di sopra e scopro le stanze nelle quali sono nati tanti bambini e ricordo i racconti della nonna, storie emozionanti di nascite in casa e di ostetriche itineranti. Apro una finestra, respiro l’odore della terra dopo la pioggia e lo sguardo si dirige lontano fino ad abbracciare il cielo, tra le cime della Maiella e quelle del Gran Sasso, in un unico scorcio. Vado oltre, nella stanza dei nonni che era, ancor prima, quella dei bisnonni. C’è odore di bucato appena raccolto, di aria alla lavanda che arriva dal delizioso balconcino carico di fiori. Sul letto antico, un’esplosione di ricami nella freschezza avvolgente delle lenzuola di lino. E poi ancora su, salgo e raggiungo la torretta e la stanza degli sposi…..e poi scopro che il fatiscente intonaco, nasconde pietre bellissime, troppo belle per rimanere nascoste. Mi siedo su un angolo di un vecchio letto, lo sguardo corre tra le mura e le voltine in mattoni e, nel silenzio, sento il passato ed il presente e la corsa del tempo che non puoi fermare se non attraverso le sue impronte. Queste mura contengono i gesti, le parole, gli odori, i suoni. Chi ha vissuto qui, ha pensato, ha agito, ha sofferto e ha gioito. Le mura conservano i vissuti, si lasciano guardare e ti lasciano pensare. Pagine di storie e di STORIA”.
